Oggi, mercoledì 29 aprile 2020, le classi terze avrebbero dovuto partecipare alla commemorazione del 75^ anniversario dell’Eccidio di via Cacciatora, per rivivere una pagina tragica della nostra storia, della storia del nostro territorio. Al posto degli alunni e dei docenti, i quattro sindaci percorreranno il cammino compiuto da questi uomini strappati con violenza alle proprie famiglie.

In quel lontano 29 aprile del 1945, era domenica, la prima domenica dopo il 25 aprile che lasciava presagire la fine della guerra e l’inizio di un periodo finalmente di pace. Le truppe tedesche arrivarono a Sant’Anna Morosina e per rappresaglia nelle case e per strada prelevarono tutti gli uomini che trovarono, servendosene come scudo e riparo durante la ritirata.

Strada facendo , catturarono altri uomini e ne uccisero alcuni. Ad Abbazia Pisani un tentativo di liberare gli ostaggi si trasformò in una carneficina, con conseguente rastrellamento di altri uomini.

La colonna dei prigionieri si ingrandì a Lovari dove fu dato l’ordine di proseguire scalzi. A San Martino di Lupari numerose furono le vittime durante il percorso.

A pomeriggio inoltrato, arrivarono a Castello di Godego, alla strada “Cacciatora”. Qui i Tedeschi li fucilarono, ordinando loro di correre verso la libertà e sparando.

Le vittime furono 136, tutte di Sant’Anna Morosina, Villa del Conte e San Martino di Lupari. Una tragedia che segnò i quattro comuni coinvolti, sconvolgendo la vita di tante famiglie già provate dalla guerra.

 

In questo momento in cui viviamo la privazione di alcune nostre libertà per la tutela della salute di ciascuno e di tutti, possiamo ancora solo in parte immaginare la fiducia che si poteva respirare in quella domenica in cui si sperava che tutto il peggio fosse passato e si accarezzava l’idea della libertà riconquistata. Molti avevano la camicia bianca, perché era domenica. E la camicia marrone salvò invece Carlo Zanzerin, permettendogli, a terra, di confondersi con il terreno, fuggendo e scampando alla morte.